Le nuove linee guida di Twitch: i comportamenti volti all’odio [Parte 1]

Le nuove linee guida di Twitch: i comportamenti volti all’odio [Parte 1]

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Dopo aver introdotto le nuove linee guida di Twitch e averle contestualizzate nell’attuale contesto, scendiamo nel dettaglio con il contributo dell’avvocato Giovanni Maestri per il paragrafo relativo ai comportamenti volti all’odio.

Il paragrafo inizia definendo una categoria che verrà spesso richiamata nel testo delle linee guida. Si tratta della categoria del cosiddetto “gruppo protetto”. Esso vienedefinito dalla piattaforma come “qualunque sottoinsieme della popolazione con una caratteristica protetta condivisa”. Le caratteristiche protette dalla piattaforma sono
elencate all’inizio del paragrafo e sono le seguenti:

“razza, etnia, colore, casta, origine nazionale, status di immigrato,
religione, sesso, genere, identità di genere, orientamento sessuale,
disabilità, grave condizione medica e status di veterano”

Si tratta di un elenco ampio e dettagliato, che, a parere di chi scrive, lascia poco spazio ai fraintendimenti. Già da questa prima lettura, pare evidente che trattare argomenti che coinvolgano queste categorie in modo inappropriato possa essere motivo sufficiente per subire sanzioni da parte della Piattaforma.

Giova sottolineare che l’elenco dei gruppi protetti è una novità assoluta nelle linee guida e nella precedente versione non era presente. Appare chiara l’intenzione di rendere la comunità accogliente e inclusiva anche e soprattutto mediante la prevenzione dei comportamenti tossici.

Le caratteristiche protette elencate nel paragrafo sono presenti in ciascuno degli utenti Twitch e molte di esse sono presenti contemporaneamente. Ciò fa sì che la loro universalità le ponga come caratteristiche meritevoli di tutela in senso generale. Successivamente, il testo delle linee guida prosegue con un ampio ed esaustivo elenco di comportamenti che vengono qualificati come proibiti. Il termine “proibiti” viene utilizzato non a caso, si tratta di un esplicito divieto di porre in essere i comportamenti in elenco. Ciò indipendentemente dalla intenzione di chi agisce.

Anche la eventuale perpetrazione “simulata” di comportamenti volti all’odio non sarà tollerata da Twitch. In concreto, pare potersi affermare che non sia possibile neppure “inscenare per scherzo” o per rappresentazione teatrale un comportamento proibito e lesivo delle categorie sopra elencate, pena la sospensione o la cancellazione dell’account.

Successivamente il paragrafo prosegue con un lunghissimo elenco di casistiche. Si tratta di tredici macro-
categorie
che vengono elencate una dopo l’altra. Non è dato sapere se l’ordine della elencazione sia secondo la rilevanza delle condotte o secondo la loro frequenza.

Procediamo ora alla analisi di ciascuna delle macro-categorie di condotte proibite proposte nel testo.

Prima categoria

  • “[è proibito] Promuovere, glorificare, minacciare o sostenere la violenza, le lesioni fisiche o la morte contro individui o gruppi sulla base di una caratteristica protetta, compresa l’età.
  • Incitare o promuovere la violenza contro un gruppo protetto (ad esempio, “A morte i [gruppo protetto]”)
  • Promuovere o esprimere il desiderio che un gruppo protetto sia infettato e/o muoia a causa di una malattia grave
  • Dire a un utente di suicidarsi in combinazione con un insulto volto all’odio (“KYS [insulto]”)
  • Modificare i contenuti dei videogiochi per promuovere la violenza contro un gruppo basato su una caratteristica protetta
  • Includere contenuti che glorifichino specifici crimini volti all’odio o atti violenti di massa e/o gli esecutori di tali atti
  • Includere contenuti che suggeriscano che la vittima di un crimine volto all’odio abbia meritato la violenza subita”

La prima categoria proibisce le espressioni di violenza o di augurio di essa contro una categoria o gruppo protetto. A onor del vero, parrebbe eccessivo dover vietare di augurare la morte a terzi durante una trasmissione in streaming.

A quanto pare, tuttavia, è necessario addirittura specificare questo principio basilare di convivenza civile, collegando ad esso persino una sanzione particolarmente severa. Fatico a comprendere quale sia la dinamica che spinge gli odiatori, soprattutto su una piattaforma come Twitch, orientata da sempre alla inclusività. Tuttavia gli odiatori esistono e, di conseguenza, è necessario approntare ogni accorgimento per evitare loro di nuocere alla comunità.

Fra le condotte vietate ve ne sono alcune specifiche rispetto al mondo del gaming. Ciò a ricordare la prevalenza di appassionati videogiocatori all’interno della community. Ad esempio viene proibita la modificazione di un contenuto in-game per promuovere la violenza verso un gruppo protetto.

Pare potersi affermare che non sia consentito pubblicare o creare una particolare skin che inciti all’odio o edificare una particolare struttura in_game che possa essere utilizzata per denigrare una caratteristica protetta (sul punto, si può affermare che questo genere di attenzioni abbia radici antiche e non solo su Twitch. Basti pensare alle polemiche che, a suo tempo, vi furono all’uscita del primo The Legend of Zelda, il quale presentava un dungeon dalla forma simile ad una svastica).

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Oppure utilizzare grafiche in-game che contengano insulti verso caratteristiche protette o, addirittura, che incitino all’odio o alla violenza contro di esse. Queste specifiche proibizioni si rendono necessarie vista la grande modificabilità di numerosi videogiochi attualmente in commercio, che potrebbero illecitamente divenire strumento di propaganda d’odio indiretta, la quale è assolutamente proibita dalla piattaforma.

Seconda categoria

  • “[è proibito] Usare insulti volti all’odio, sia generici che indirizzati a una persona. Consentiamo che alcune parole o termini, che potrebbero altrimenti violare la nostra politica, siano utilizzati come atti di incoraggiamento o gentilezza qualora tali intenti siano chiari. Facciamo anche eccezioni per gli insulti presenti nei brani musicali (e quando si canta su tali brani), purché i brani stessi non siano volti all’odio e gli insulti non siano utilizzati in combinazione con altri contenuti discriminatori o denigratori.
  • Entrare in una chat e spammare insulti
  • Bersagliare un individuo in chat con un insulto basato su una caratteristica protetta
  • Includere un insulto nei contenuti di un profilo
  • Apostrofare un altro giocatore con un insulto provocato dalla rabbia durante uno streaming”

La seconda categoria di discorsi d’odio comprende tutte le situazioni in cui un soggetto ne insulta un altro. In questo caso sono presenti alcune eccezioni, qualora l’insulto venga utilizzato a titolo di metafora di incoraggiamento, sempre che l’intento sia chiaro e non venga velatamente utilizzato per nascondere un atteggiamento ostile.

L’eccezione codificata nelle linee guida è particolarmente importante. Essa chiarisce e specifica al di là di ogni dubbio che l’uso consentito di espressioni altrimenti ingiuriose è ammesso dalla piattaforma solamente a titolo esortativo. Con la ulteriore specifica che si deve trattare di un intento chiaro e provo di ambiguità. Giova ricordare che i comportamenti proibiti elencati in questa macro categoria sono qualificabili come ingiuria, fattispecie depenalizzata (collocata a suo tempo all’articolo 594 del Codice Penale) ma sanzionabile ora a titolo di illecito civile.

Terza categoria

  • “[è proibito] Pubblicare, caricare o condividere in altro modo immagini o simboli volti all’odio, inclusi simboli di gruppi volti all’odio riconosciuti e immagini correlate al nazismo.
  • Effettuare uno streaming con una bandiera degli stati confederati sullo sfondo. Data l’associazione storica di questo simbolo con la schiavitù e i gruppi di suprematisti bianchi statunitensi, mostrandolo in contesti non didattici si contravviene all’impegno di Twitch di rappresentare un servizio inclusivo e accogliente per tutti gli utenti.
  • Indossare una T-shirt con la croce frecciata
  • Pubblicare in chat una svastica o il simbolo delle SS”

Le linee guida, nel terzo paragrafo, vietano espressamente qualsiasi richiamo a regimi nazisti/fascisti, razzisti e suprematisti. Non viene neppure prevista una deroga in caso di intenzioni didattiche. E’ semplicemente vietato mostrare ogni simbologia legata a gruppi che incitano all’odio o che prevedono la supremazia di un gruppo sul resto dei consociati.

Da questa statuizione deriva, a mio parere, anche la impossibilità di effettuare attività artistiche e scenografiche legate a tale contesto. Si ritiene ad esempio che non sia possibile inscenare un “cosplay” storico-rievocativo o anche fantastico utilizzando simboli legati al nazismo e al fascismo.

Più controversa, sempre a mio parere, parrebbe essere la riproduzione di simboli similari a quelli dei regimi nazisti e fascisti ma facenti parte di un contesto immaginario legato ad opere di fantasia, come ad esempio l’organizzazione Hydra dell’Universo Marvel, la quale si rifà chiaramente alla simbologia nazista.

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Pare che la rappresentazione scenica di tali contenuti non sia possibile. Ciò affinché sia evitata ogni eventuale strumentalizzazione propagandistica di contenuti nati per intrattenere e non per indottrinare.

Quarta categoria

  • “[è proibito] Utilizzare discorsi, immagini o combinazioni di emoticon volti a disumanizzare o perpetuare stereotipi e/o meme negativi. 
  • Utilizzare rappresentazioni di tipo blackface/brownface/yellowface/redface
  • Includere contenuti che perpetuino uno stereotipo negativo riconosciuto in base al quale un gruppo protetto viene rappresentato come avido o non intelligente
  • Includere contenuti che perpetuino associazioni negative tra un animale e un gruppo protetto o paragonano un gruppo protetto ad animali percepiti come inferiori o impuri
  • Includere contenuti che paragonino un gruppo protetto a insetti, parassiti, sporcizia o malattie/virus
  • Includere contenuti che suggeriscano che i membri di un gruppo protetto sono subumani, disumani o impuri
  • Includere contenuti che insinuino che le persone con determinate caratteristiche protette sono criminali o terroristi
  • Riferirsi a un gruppo protetto come proprietà o cose
  • Riferirsi intenzionalmente a una persona usando un pronome o un modo di rivolgersi che non rispecchi correttamente il genere con cui tale persona si identifica, inclusa la ripetizione di tali modi dopo aver ricevuto la richiesta di smettere di usarli”

La quarta categoria è piuttosto ampia e comprende una vasta serie di atteggiamenti volti alla discriminazione su base etnica e sociale.

Si tratta di una disposizione che punisce un tipo di odio antico e radicato, che si trasforma quasi in consapevolezza distorta della superiorità di un popolo o di una categoria sociale sulle altre, con conseguente derisione e dequalificazione di tutti coloro che sono considerati “inferiori”. Si tratta di una modalità di odio che spesso viene confusa con la comicità.

Capita spesso che episodi rientranti in queste categorie vengano erroneamente qualificati come “goliardia” o come “satira”. Tuttavia si tratta di accadimenti da non sminuire e, secondo le linee guida, da contrastare fermamente. Ciò per impedire che certi atteggiamenti denigratori si radichino a livello sociale come accettabili.

Purtroppo, la società odierna tende sempre a sdoganare il bullismo verso chi è ritenuto più debole, derubricando a comico ciò che spesso è offensivo. Questa dinamica, profondamente umana ma anche profondamente tossica, non trova alcuna agibilità nelle linee guida della Piattaforma. Si ricordi, infine, che il termine “satira” indica l’atteggiamento canzonatorio e dissacrante nei confronti dei potenti, dei soggetti più in vista, delle figure della vita pubblica, finalizzato ad esasperare i difetti e le peculiarità di quel tipo di mondo. La satira nulla ha a che vedere con le offese gratuite ai più deboli o a categorie emarginate. 

Quinta categoria

  • “[è proibito] Includere contenuti che esprimano un’inferiorità in base a una caratteristica protetta tra cui, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, dichiarazioni relative a carenze fisiche, mentali e morali.
  • Sostenere o promuovere teorie genetiche o antropologiche obsolete o discriminatorie, compresa l’eugenetica
  • Rivendicare sanzioni divine mosse dall’ostilità verso un gruppo protetto
  • Fare affermazioni negative relative alla salute mentale (ad esempio, “[caratteristica protetta] è una forma di follia”)
  • Fare affermazioni negative relative all’igiene (ad esempio, “I [gruppo protetto] puzzano”)
  • Usare espressioni che mettano in discussione il valore di un gruppo (ad esempio, “I [gruppo protetto] sono inutili”)
  • Fare affermazioni che suggeriscano l’inferiorità di un gruppo protetto (ad esempio, “I [gruppo protetto] sono negati nel gaming”)
  • Fare affermazioni che mettono in discussione l’integrità morale di un gruppo protetto, incluse le affermazioni che suggeriscono che tutti i membri di un gruppo protetto barino nei giochi
  • Includere contenuti che implichino che un’altra cultura contemporanea sia primitiva”

La quinta categoria di discorso d’odio prende le mosse anch’essa da una generalizzazione e banalizzazione delle caratteristiche di un gruppo protetto, che viene indicato come ontologicamente inferiore o carente rispetto alla generalità dei consociati in un determinato aspetto.

Questo tipo di discorso d’odio ci riporta col pensiero a quando i nostri connazionali emigravano verso le Americhe all’inizio del secolo scorso. Ebbene, gli Italiani, in quel frangente, erano, nel migliore dei casi, poco stimati. Per il solo fatto di essere italiani.

In quel caso, la nazionalità era sinonimo di poca civiltà. Le nuove linee guida della piattaforma proibiscono questo tipo di associazioni logiche.

Nella categoria in esame, poi, compaiono alcuni esempi strettamente collegati al mondo del gaming. Non è consentito apostrofare un gruppo protetto e generalizzare sulle capacità di gioco dei suoi componenti o ancor peggio sulla sua onestà in-game.

Ad onor del vero occorre ammettere che la tentazione di generalizzare è sempre dietro l’angolo. Anche nel mondo del gaming. La passione per i videogiochi è trasversale e transnazionale, ed è un modo per creare legami umani anche molto stretti.

Accade, tuttavia, che vengano in evidenza comportamenti tossici quali quelli elencati sopra. Ci si abbandona a volte a insulti e offese basati unicamente sulla nazionalità dell’interlocutore, attribuendo caratteristiche negative all’origine di un soggetto, che si riverberano anche sulla sua abilità nel gaming. Niente di tutto ciò è consentito dalla piattaforma.

Sesta categoria

  • “[è proibito] Richiedere la sottomissione, la segregazione o l’esclusione, compresa l’esclusione/segregazione politica, economica e sociale, basate su una caratteristica protetta, inclusa l’età. Tuttavia, consentiamo discussioni su alcuni temi quali le politiche sull’immigrazione, il diritto di voto per gli immigrati e la partecipazione sportiva professionale, purché i contenuti non siano direttamente denigratori in base a una caratteristica protetta.
  • Supportare il rifiuto del diritto alla partecipazione politica (ad esempio, “I [gruppo protetto] non devono poter votare”)
  • Supportare la limitazione della partecipazione al mondo del lavoro (ad esempio, “Non dovremmo assumere [gruppo protetto]”)
  • Richiedere l’esclusione dai servizi pubblici (ad esempio, “non dovremmo spendere i soldi delle tasse per l’istruzione di [gruppo protetto]”)
  • Richiedere l’esclusione dai servizi online in base a caratteristiche protette, inclusi il suggerimento che un gruppo protetto non sia benvenuto su Twitch
  • Richiedere di controllare o dominare un gruppo di persone, compreso glorificare un periodo storico poiché in esso un gruppo protetto è stato soggiogato (ad esempio, “La schiavitù è stata la gloria dell’America”)”

La sesta categoria di discorso d’odio riguarda i discorsi volti all’incitamento alla segregazione e alla discriminazione di un gruppo protetto. E’ consentito il dibattito finalizzato all’espressione della propria opinione politica, purché non finalizzata alla denigrazione di una categoria protetta. L’argomento è particolarmente delicato.

Le eccezioni ammesse della linee guida concedono spazio unicamente alla illustrazione di concetti a fini didattici. Non è consentita in nessun caso la promozione di atteggiamenti in contrasto alla impostazione inclusiva della community.

Si potrebbe obbiettare che si tratta di “delitti di opinione”. Che, cioè, non è possibile sanzionare un utente per avere espresso le sue opinioni politiche, magari educatamente, ma espressamente suprematiste. A questa obiezione si può opporre che l’inclusività della piattaforma escludono automaticamente le linee di pensiero che inclusive non sono. Nessuna “censura del pensiero”, quindi, ma solamente la apertura necessaria a rendere concrete le linee guida della community. 

Nel prossimo articolo andremo ad approfondire le restanti sette categorie.

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