First Playable Fund: considerazioni conclusive

First Playable Fund: considerazioni conclusive

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Siamo arrivati alla fine di questo percorso, dove abbiamo spiegato il First Playable Fund. Un grande passo in avanti per l’industria del gaming e per il nostro paese. E in un periodo delicato come questo l’Italia ha bisogno di aiuti del genere per avvicinarsi agli scenari futuri senza un enorme ritardo.

Conclusioni sul First Playable Fund

Il First Playable Fund viene in aiuto di un settore, quello dell’intrattenimento elettronico, con particolare riferimento ai videogiochi, che in Italia è sempre stato percepito come un settore marginale, anche se negli ultimi anni alcune produzioni nazionali hanno fatto intendere l’alto livello delle software houses nostrane.

La possibilità di accedere a risorse pubbliche per la realizzazione di nuovi prototipi di videogiochi apre ad una serie molto ampia di opportunità, a cui, si spera, le imprese sapranno attingere con frutto. 

Non mancano però le criticità. Il decreto attuativo della norma non è ancora uscito. Da qui ne deriva la totale mancanza di modalità operative per accedere al fondo, che ad oggi risulta stanziato ma non è spendibile. Se le leggi sono lo scheletro della nostra democrazia, i decreti attuativi sono i muscoli, quelli che danno impulso e concretezza agli indirizzi espressi nelle leggi. Senza di essi una legge rimane “lettera morta”.

I tempi di pubblicazione dei decreti attuativi sono previsti dalla legge, ma non sempre vengono rispettati, non essendoci nessuna sanzione  in caso di inottemperanza. Anche con queste criticità, tuttavia, l’istituzione del First Playable Fund rimane un’ottima notizia per il settore videoludico nazionale

Per la prima volta lo stato decide di allocare risorse pubbliche per lo sviluppo dell’industria dei videogiochi del nostro paese. La modalità di accesso al fondo, tuttavia, può non essere la più adatta. La forma più gradita di sostegno alle imprese pare coinvolgere sempre la leva fiscale, unita ad automatismi operativi che rendano semplice l’accesso alle risorse. 

Il FP.F., per come è strutturato, non risponde a logiche di semplificazione. 

Sarà necessario, per accedere, presentare una domanda con un progetto, per poi attenderne l’eventuale approvazione, il che comporterà costi in termini di tempo e di organizzazione, oltre che di burocratizzazione delle procedure. Sarebbe poi il colmo se la procedura, indirizzata principalmente a delle software houses, fosse da inoltrare mediante moduli cartacei. 
In conclusione, possiamo affermare che è stato effettuato un passo nella giusta direzione. Sarà auspicabile da parte del Ministero e dei soggetti economici interessati al provvedimento valutare la concreta e corretta applicazione, misurando quali siano le effettive ricadute positive sul settore per indirizzare le politiche future ad una sempre maggiore efficacia.

Per rileggere gli altri articoli sul First Playable Fund:

First Playable Fund: dal Decreto Rilancio 2020 riparte l’industria italiana del gaming

First Playable Fund: le spese ammissibili e i requisiti per ottenere il fondo

First Playable Fund: chi può richiederlo?

First Playable Fund: ammissibilità e tempistiche

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