Con più di tre miliardi di tifosi, il calcio è il più grande fenomeno sociale del pianeta. Nessun altro sport può contare su questi numeri o sulla portata culturale del calcio.
Il gioco del calcio è prima di tutta comunità. Unisce le persone e crea un linguaggio comune che tutti possono parlare.
E per alcuni, è già un potente strumento per affrontare le sfide sociali nelle loro comunità, ma non esiste alcun collegamento strutturato tra il gioco professionistico e le molte organizzazioni calcistiche a supporto delle comunità locali in tutto il mondo.
Creando un collegamento più completo tra giocatori di calcio, manager, tifosi, organizzazioni, e brand, è possibile creare una comunità calcistica globale.
Nasce Common Goal, un movimento di beneficienca lanciato dall’organizzazione “streetfootballworld” con il supporto del calciatore Juan Mata, che si è speso pubblicamente sin dal primo istante per promuovere questa iniziativa.
Una squadra abbastanza grande e forte abbastanza da affrontare gli avversari più duri del mondo: dall’HIV alla disuguaglianza di genere, fino alla disoccupazione giovanile.
L’idea è semplice.
I membri del Common Goal impegnano l’1% dei loro guadagni a un fondo centrale. Il Common Goal assegna questo fondo a organizzazioni ad alto impatto che sfruttano il potere del calcio per far raggiungere gli obiettivi globali delle Nazioni Unite.
Di seguito alcune iniziative, che permettono di capire come il Common Goal voglia posizionarsi come elemento della catena tra calcio e valore sociale.
Promuovere la pace in Colombia
Negli ultimi 60 anni la Colombia è stata devastata da conflitti interni, con più di 50 mila vittime. Oggi il paese sta cercando di ricostruire un tessuto sociale, caratterizzato da una forte presenza dei “narcos” che reclutano sempre più bambini.
Common Goal supporta la fondazione “Tiempo de Juego” a Cazucà, uno dei quartieri più pericolosi di Bogotà.
Tiempo de Juego sta utilizzando il calcio come catalizzatore di pace in queste terre, attraverso programmi di formazione che vedono il calcio come mezzo principale.
Aumentare la consapevolezza sull’AIDS in Nigeria
L’educazione sessule in Nigeria non è molto diffusa, soprattutto tra le ragazze tra i 13 e i 19 anni. Questo le rende molto vulnerabili di fronte ad ingravidanze indesiderate o l’HIV.
Con i giusti programmi educativi e formativi, tutto questo sarebbe evitabile. Ma allo stesso sono inaccessibili per molte di loro.
E’ per questo che Common Goal supporta la fondazione YEDI, che ha lanciato il programma “Skillz Girlz“.
La sensibilizzazione a queste delicate tematiche avviene anche qui attraverso il calcio, che rende più ingaggiante l’educazione ed esercita una maggiore attrattiva per le ragazze più giovani.
Combattere la disoccupazione giovanile nel Regno Unito
Come in tutto il resto del mondo, anche nel Regno Unito la disoccupazione giovanile è un serio problema sociale.
I cosiddetti NEET (coloro che non studiano e non cercano attivamente lavoro) tra i 16 ed i 24 anni sono circa il 15%.
Un costo sociale, ma anche economico: i NEET costano al governo britannico 40 milairdi di sterline l’anno.
In questo caso Common Goal supporta la fondazione “Street League“. Questa organizzazione offre un programma di sport e lavoro di 8-12 settimane per tutti quei giovani in difficoltà.
Durante queste settimane vengono svolte sessione di training sportivo e di coaching per far sviluppare skills utili al mondo del lavoro.
Al termine del periodo di affiancamento si apre una fase “post” dove i ragazzi vengono affiancati nella fase di placement nel mondo del lavoro.
L’attenzione del mondo dello sport nei confronti delle probelmatiche sociali si dimostra uno dei trend da attenzionare nel 2021 per lo Sport Marketing.
Di seguito un video che riassume tutte le attività che hanno coinvolto Common Goal nel 2020.
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